Società democratica, relativismo e obiezione di coscienza
Il relativismo che guida spesso la legislazione nei paesi occidentali pone il cristiano di fronte a nuovi problemi di coscienza. E’ questo il caso di leggi che rendano legale l’aborto o l’eutanasia. Giovanni Paolo II aveva detto che “Leggi di questa natura non solo non creano alcun obbligo per la coscienza, anzi impongono un grave e preciso obbligo di opporvisi mediante l’obiezione di coscienza” (Evangelium vitae, 73). I casi di aborto ed eutanasia non sono però più i soli a richiedere l’obiezione di coscienza. Benedetto XVI ha richiamato di recente l’obbligo di obiezione di coscienza per i Farmacisti. Pensiamo ad un infermiere che opera in un ospedale in cui si pratichino aborti. Pensiamo a degli impiegati di un Municipio ove si registrino unioni civili di persone dello stesso sesso. Pensiamo ad un lavoratore di un laboratorio in cui si pratichino selezioni di embrioni umani oppure ai lavoratori di case editrici o televisive che producano materiale pornografico oppure a tanti avvocati o magistrati che si trovano ormai spesso davanti a situazioni limite. L’obiezione di coscienza è ormai un problema politico. Per questi motivi bisogna intraprendere una approfondita riflessione sull’obiezione di coscienza in politica, vista come “resistenza” ma anche come “ripresa”, ossia come un impegno non solo negativo ma anche positivo e propositivo. Contemporaneamente all’allargamento dei casi in cui si è chiamati all’obiezione di coscienza si assiste anche a frequenti negazioni di questo diritto. Ambedue le cose sono dovute al relativismo, il qualche mostra così la sua intima contraddizione. Esso propone una libertà di coscienza pressoché totale, ma quando un impiegato comunale si rifiutasse di registrare una coppia omosessuale, quello stesso relativismo glielo impedirebbe, denuncerebbe quella libertà di coscienza come imposizione e violenza verso la libertà di coscienza. E’ uno degli aspetti più sottili della “dittatura del relativismo”.
Commenti
In fondo, la coppia sarebbe registrata solo a livello burocratico, su fredda carta, sostanzialmente egli non ha promosso l'omosessualità. Varrebbe davvero la pena di rischiare di compromettere la stabilità di una famiglia intera, la base della nostra società per una semplice questione formale?
(Ovviamente mi riferisco solo a questo caso)
-In questo blog non è bene accetto chi esprime ideali di sinistra.
-Non lo è neppure chi, pur non dando segno di atteggiamenti sinistrorsi, ha una visione che diverge dalla sua.
-Citare o interpretare la bibbia non è lecito (se non a lei).
-Chi desidera farsi inteprete di un messaggio cristiano diverso dal suo è giudicato blasfemo.
ora, io non voglio fare polemica, a differenza di altri che mi hanno preceduto. vorrei soltanto chiederle in che modo è consentito commentare i suoi interventi.
la prego, gentilmente, di rispondere.
non tanto per me, si figuri, quanto per chiarire la funzione del suo blog.